Saturday, January 17, 2009

 

E se domani

Ho fatto di necessità virtù: sono stati due mesi intensi quelli appena trascorsi e, soprattutto, sono stati due mesi scomodi, ingombranti, pieni di domande a cui non sapevo rispondere. Dicembre, notoriamente il mese dei bilanci, quest'anno ha appesantito la sua presenza con il mio quarantesimo compleanno; mentre gennaio, altrettanto famoso per essere il mese dei buoni propositi, mi poneva questioni di pragmatico realismo e per questo è stato deliberatamente ignorato. Non v'inganni la data di pubblicazione di questo post, nella mia testa sto scrivendo in febbraio, mese molto più rilassato e leggero, tra le cui maschere carnevalesche -per una volta- mi sento a mio agio. Quanto sta accadendo nel resto del mondo non mi è indifferente, anzi: vorrei prendere la valigia e partire, per parlare, capire o solo emozionarmi di una disperazione che sa di rabbia e di solitudine, senza attribuzione di colpe specifiche; ma tutto questo dinamismo non si addice ai ritmi lenti delle giornate afasiche accanto a mio padre, che riesce a riempire il mio essere vivo solo con qualche estemporaneo, talvolta lucido, sorriso. E se mesi fa vi ho descritto le mie sensazioni di viaggio attraverso gli oltre 10.000 km della latitudine americana (ci ritornerò in un successivo post, prometto - ndr) con dovizia di particolari, oggi non saprei fare altrettanto perché il viaggio che sto intraprendendo in questo periodo è intensamente vissuto nelle spigolature dell'animo umano, l'abisso più profondo e misterioso che esista. Dunque non stupitevi più della signora nella foto se vi scrivo che mi sono riavvicinato al mio blog sospinto dalle note di una canzone di Mina, più che da un concreto desiderio di inaugurare il 2009; e soprattutto ispirato da una strofa: "[...] E se domani, e sottolineo se, all'improvviso io perdessi te, avrei perduto il mondo intero...non solo te."

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