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Torno a scrivere del mio viaggio negli Usa della scorsa estate, come avevo promesso, e lo faccio con un nodo in gola. Sembra passato un secolo dalla serenità di quei giorni itineranti, con le ali spiegate e il cuore leggero. Il tramonto di questo post è quello di Flagstaff (Arizona - ndr), una cittadina di poche migliaia di abitanti, molti dei quali di stirpe Navaho, che si trova a meno di 100 chilometri dal meraviglioso Gran Canyon.
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Un'oasi di bellezza naturale, di silenzio, di sole, di aria pura e, soprattutto, di colori unici al mondo. Un esempio? Il fiume che gli indiani Navaho avevano consacrato a loro "linfa vitale" venne chiamato Colorado proprio per la varietà di sfumature ambrate che caratterizzavano il suo fondo; e ancora: la cittadina di Amarillo, nel vicino Texas, fu battezzata così dai colonizzatori spagnoli (che cacciarono i Navaho - ndr) per le terre gialle (amarillo in spagnolo significa giallo - ndr) di stupefacente bellezza che avevano indotto -spesso erroneamente- migliaia di pionieri a trasformarsi in cercatori d'oro. Quanti sogni racchiusi in poche centinaia di chilometri! E quanta magia in quei luoghi così selvaggi, eppure ancora conservati con civilissimo rispetto delle tradizioni degli avi. God bless America: questa notte mi sento un po' pioniere anch'io. ;-)